NAPOLI BASKET, LA STORIA: TRA CADUTE E RINASCITE, MA COSA SI VUOL FARE DA GRANDE?

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Napoli ed il basket. Un connubio, un binomio che nasconde gioie e dolori, successi e fallimenti, ma anche speranze, sogni e, soprattutto, passione. Il percorso della pallacanestro a Napoli è tutto riassunto in queste poche parole. Se poi ci aggiungiamo i nomi di giocatori, allenatori e presidenti, i ricordi si fanno ancora più vivi. Ci si accorge che di certo sono stati accantonati, ma ben pronti a rifiorire. Napoli Basket, Partenope, Nuova Pallacanestro Napoli, Basket Napoli,  NSB Napoli, Nuova Pallacanestro Napoli, Napoli Basketball, Nuovo  Napoli Basket. Quante denominazioni cambiate. Nomi e marchi di cui rimangano solo le ceneri (tranne Partenope, che attualmente milita in C2). Ma è proprio su quelle ceneri che vive, seppur ferita e deturpata, la passione che alimenta la voglia, mai doma, di rivedere l’azzurro calcare i parquet più importanti. E’ proprio per questo che un salto nel passato non può che far bene a tutti coloro che ne avvertono la mancanza.

L’ERA DE PIANO – Uno dei maggiori personaggi, sicuramente tra i più carismatici della pallacanestro napoletana, è Nicola De Piano. Un vero e proprio malato della palla a spicchi. Una personalità senza sfumature. Niente mezze misure per lui, o bianco o nero. L’ingegnere inizia la sua avventura da patron quando nel 1978 rileva il titolo della Partenope. Da allora con lui  al timone Napoli, per poco meno di un ventennio, alternerà stagioni in Serie A1 e Serie A2. Le emozioni e le soddisfazioni delle annate targate  De Piano sono tante. Ricordi indelebili per gli appassionati che in quegli anni hanno apprezzato le gesta di giocatori del calibro di  Walter Berry, uno dei più grandi talenti mai visti a Napoli. Il Maradona dei parquet. "Walter Berry alè alè", era il coro dei tifosi. Un giocatore straordinario, di un altro pianeta. Ma come non ricordare Tonino Fuss, Marco Bonamico, Lee Johnson, Rudy Woods e Mike Mitchell quando il Mario Argento riusciva ancora a vedere la luce. Incredibile il seguito dei tifosi napoletani che affollavano numerosi le gradinate del tempio cestistico di Fuorigrotta, spesso spostandosi dal San Paolo. Indimenticabili i siparietti di Nicola De Piano, soprattutto in campo. Memorabili le discussioni, i litigi e i diverbi con gli allenatori tra cui Pentassuglia, Taurisano, Zorzi e Novosel. Ma poi bastava una stretta di mano per chiarire il tutto. Tuttavia, nel 1994 De Piano cede la società ai fratelli Rossini che, dopo un anno ancora a Napoli, la trasferiscono a Battipaglia. Due stagioni in A2 prima di fallire.

GLI ANNI DI MAIONE – Dopo 4 anni di digiuno (esclusa la breve parentesi della Partenope di Montella), Biagio Lubrano, patron della Serapide Pozzuoli, trasferisce il suo titolo a Napoli con il marchio Record Cucine. Dopo due promozioni sfiorate, Lubrano passa il testimone a Mario Maione. L’avvocato riporta il giusto entusiasmo e riempie il PalaBleu di Monterusciello quasi tutte le domeniche. La Di Nola (quello il marchio) centra la promozione e sale in A battendo Reggio Emilia al PalaBigi. Artefici di questo grande successo furono il coach Piero Bucchi e grandi talenti come Dontae’ Jones, Mike Penberthy, John Turner ed Henry Williams. Al primo anno di Serie A, Maione sottoscrive un contratto con Pompea. Questo connubio triennale rappresenterà anni di ascesa, anni in cui Napoli cercava di farsi spazio intorno al tavolo delle “grandi”, gli anni degli stessi Jones e Penberthy, ma anche di Jerome Allen, di Oscar Torres, di Bennet Davison e tanti altri. La definitiva consacrazione, tuttavia, arriva nella stagione 2005/06. Maione con Pierfrancesco Betti, nuovo GM, apporta un’autentica rivoluzione e riporta Piero Bucchi in panchina. E’ la Napoli dei successi che riempiva il PalaBarbuto negli anni bui della Serie C della SSC Napoli, che conquistava la Coppa Italia in quel di Forlì, che sfiorava la finale Scudetto. Greer, Stefansson, Morandais, Sesay e Cittadini con Rocca, Spinelli, Larranaga, Hunter e il capitano Morena pronti a garantire il loro apporto dalla panchina: ricordo ancora con tanto affetto quella compagine che fece sognare i napoletani. La S.S. Basket Napoli di Mario Maione raggiunse il picco più alto quella sera dell’11 Giugno quando a testa alta salutò al PalaDozza la stagione 2005/2006 che la vide assoluta protagonista del campionato. Successivamente, la clamorosa sconfitta del 31 Gennaio del 2007 contro la Benetton Treviso in Eurolega al PalaBarbuto, che impedì il passaggio del turno agli uomini di Bucchi, sancì solo l’inizio di un lento ma inesorabile incubo. Tanti alti e bassi in campionato ed una situazione societaria non eccezionale ridussero la compagine partenopea all’osso fino a quando quel giorno di metà settembre decretò la fine assoluta. “È arrivato il momento di mollare tutto e lasciare, a chi sarà più fortunato, questa mia creatura”, questo lo sfogo del presidente Maione venuto a conoscenza dell’esclusione dalla Lega A del suo sodalizio.

GLI ANNI BUI – Dal 2008 fino ad oggi il basket a Napoli non ha avuto un attimo di pace. Da Maione a Minopoli, passando per Papalia, Cirillo e Calise: quanti presidenti si sono succeduti. Interpreti diversi ma con la stessa storia in comune. Sembravano lontani, anche se piuttosto vicini, gli anni della Pompea, della Carpisa, dell’Eldo. I tifosi hanno dovuto sopportare tre anni d’inferno, in cui  non si riusciva a trovare il bandolo della matassa per riportare seriamente il basket a Napoli. Prima Papalia con la famosa farsa della NSB che andava sui più importanti campi della LegaA con l’Under 19; poi l’annata sfortunata di patron Cirillo con la NPN che solo due anni fa spariva a causa di un debito di 65.000 euro e di alcuni stipendi arretrati. Poi ecco il Napoli Basketball con la sua Iniziativa Popolare che non riesce a centrare la LegaDue a termine di una buona stagione in DNA. Successivamente, storia recente, Sant’Antimo trova l’accordo con Antonio Minopoli. Aniello Cesaro lascia tutto nelle sue mani, trasferendo il titolo a Napoli. Ma il Nuovo Napoli Basket non riesce a resistere più di tre mesi. A nulla servono i vari ricorsi con l’opera di Maurizio Balbi, proprietario della Lakers FlyTech e grande appassionato di basket.

FUTURO: DA GRANDE VORREI ESSERE… – Ma è proprio dall’ultimo di questa serie di personaggi che la fiammella della speranza, ancora una volta, riesce a rimanere accesa. Maurizio Balbi, infatti, già prima dell’esito del ricorso al Tnas, aveva assicurato che ad ogni modo non si sarebbe fermato. Avrebbe proseguito per la sua strada. Lo scorso 30 Gennaio, infatti, l’imprenditore napoletano presenta una nuova società: la Napoli Basket 2013. I propositi sono ottimi: c’è l’intenzione di acquistare un titolo per il secondo campionato nazionale, un punto di partenza per qualcosa di importante. Insieme con Dario Boldoni ed una folta schiera di imprenditori, Balbi si è proposto di far risorgere la pallacanestro a Napoli dalle ceneri. E, al tempo stesso, di dar vita al vecchio Mario Argento. Non a caso la scelta del logo societario: una fenice, simbolo della rinascita dalle ceneri, all’interno di un pallone di basket. Balbi, a più riprese, ha sostenuto di portare avanti una ‘lucida follia’. “Portami via in questa lucida follia”. Cantava così Pino Daniele in ‘Anema e Core’, ma così canterebbero migliaia e migliaia di nostalgici ed appassionati. Perché Napoli ha sempre sete di basket…

 

L'AUTORE

Stefano D'Angelo è un valente giornalista pubblicista redattore di Iam Naples e di Casoria 2, inoltre è un arbitro della Federazione Italiana Pallacanestro, attualmente a disposizione del GAP NAPOLI.Oltre alla  passione giornalistica studia Lettere Moderne all' Università Federiciana

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