La storia delle finali di Coppa Italia 1° parte

 

 

 

 

Dall’ anno della sua fondazione ( 1926 ), la nostra squadra del cuore ha disputato 9 finali di coppa italia, con un bilancio leggermente in attivo :: 5 vittorie e 4 sconfitte. Benchè il Napoli non è certamente fra le squadre che hanno tatuato in maniera consistente la storia della coccarda tricolore ( basti pensare alla Juve che ne ha vinte 13 o alla Roma che si è imposta in 9 occasioni  ), dalla nostra parte c’è un primato ancor oggi assoluto : quello cioè di aver conquistato il trofeo come formazione di serie B. Andiamo così a raccontare la coppa Italia edizione

 

 

1961 -1962

L’ ingloriosa retrocessione dell’ anno prima non era ancora stata assorbita al meglio, quando sulla panchina azzurra letteralmente prelevato dalla Scafatese, ecco spuntare l’ immaginifico Bruno Pesaola, che non solo condusse i suoi ad una promozione che a febbraio ( mese del suo arrivo ) sembrava quasi impossibile, ma addirittura portò i suoi prodi a vincere la coppa Italia, in un afoso pomeriggio di inizio estate ( 21 giugno 1962 ). La cavalcata del Napoli fu sorprendentemente travolgente : passati i primi due turni grazie all’ ausilio dei rigori in casa contro Alessandria e Sampdoria ( formazione di A ), gli uomini del ” Petisso ” furono capaci di andare a vincere in trasferta sul campo del Torino ( 0 2, doppietta di Gilardoni ), e a Roma sponda giallorossa ( 0 -1 marcatore Corelli ). Più agevole la semifinale vinta per 2 -1 al San Paolo contro il Mantova ( omeazzi e Fanello ) e, finalmente arriva il giorno della finale : Roma, stadio Olimpico, 21 giugno 1962 : Napoli batte S.P.A.L. 2 -1 con questa formazione : Pontel, Molino, Gatti, Girardo. Rivellino, Corelli, Mariani. Ronzon, Tomeazzi, Fraschini, Tacchi. La sequenza dei gol : al 12° Napoli in vantaggio grazie a Corelli, abile a trasformare con un liftato tiro ad effetto una punizione dal limite. Dopo soli quattro minuti però in contropiede però la Spal pareggia con Micheli. Ancora Corelli potrebbe nuovamente andare in rete su rigore concesso per fallo su Tomeazzi, ma il portiere Patregnani è abile a respingere in calcio d’ angolo. Nella ripresa, dopo una serie di attacchi infruttuosi da ambo le parti, è Pierluigi Ronzon a trovare il varco giusto al 78°, con un bellissimo diagonale da destra verso sinistra, lanciato quasi ad occhi chiusi da Mariani. Ed al calar della sera, fu il comandante Lauro a far sventolare vertiginosamente il suo famoso fazzoletto bianco…

1971 -1972


Esattamente dieci anni dopo, per gli azzurri è nuovamente finale, ma stavolta purtroppo l’ esito è totalmente diverso…Nel girone eliminatorio a sorpresa il Sorrento di Achille Lauro vince a Napoli per 1 -0, ma Juliano e c., battono il Catanzaro, il Verona ed il Palermo e si qualificano in extremis alla fase finale con Bologna, Lazio e Fiorentina nel girone all’ italiana con gare di andata e ritorno. A Bologna finisce 2 -2, la Lazio viene surclassata per 5 1, a Firenze termina 1 – 1, il Bologna viene sconfitto per 2 -1, all’ Olimpico il rovescio è pesante ( 0 -3 ), il pareggio finale per 1 -1 a Napoli contro la Fiorentina apre le porte della finale all’ Olimpico, con un punto di vantaggio sugli stessi viola ed il Bologna. Il 5 luglio 1972 Dino Zoff difese la porta azzurra per l’ ultima volta, prima di passare alla ” odiata ” Juventus. L’ avversario era il Milan di Gianni Rivera che si impose per 2 -0 a causa di una sfortunata autorete di Panzanato seguita da un’ incursione vincente di Roberto Rosato. Ed il 2 -0 finale costrinse Giovanni Leone , presidente della repubblica, ma in quella occasione forse più presente come tifoso del Napoli, a consegnare l’ ambita coppa al ” Golden Boy ” del calcio italiano, ovverosia il grande Rivera…  

1975 -1976

Nell’ estate del 1975 l’ acquisto – boom di Beppe Savoldi dal Bologna per la complessiva cifra di circa 2 miliardi ( che scatenò l’ Italia moralista sugli atavici problemi della nostra Città ) regalò al Napoli la palma di re del mercato, proiettandolo automaticamente come favorito per la vittoria dello scudetto ( ricordiamolo, era il brillante Napoli di Vinicio ). Le cose purtroppo non andarono al meglio ( alla fine arrivo il 5° posto ), ma in coppa Italia gli azzurri tornarono ai livelli della squadra classificatasi 2° nel 1974 -1975. specie nella decisiva fase finale. La formula era sempre quella impostata con i gironi all’ italiana, sia nel turno eliminatorio che nei gironi finali ( a nostro modesto avviso benché meno spettacolare dello scontro ad eliminazione diretta, la formula con gare di andata e ritorno resta la più veritiera ). A settembre Juliano e c., se la devono battere con il Cesena, il Foggia, la Reggiana ed il Palermo. Totalizzano tre vittorie ed un pareggio ( da ricordare il 3 -0 di Palermo ), ma superano il bel Cesena di Pippo Marchioro solo grazie alla differenza – reti. Nel girone finale gli avversari sono la Fiorentina, il Milan e la Sampdoria. In panchina però non c’è più Luis Vinicio, ormai già proiettato verso una nuova avventura sulla panchina della Lazio. Lo sostituiscono una coppia, composta dal suo fedele secondo Delfrati e da Rosario Rivellino. Decisivo è il doppio successo in casa del Milan ( 2 -0 a San Siro e 2 -1 a Napoli ), con Savoldi gran protagonista ( con tre gol complessivi ). In classifica il Napoli supera di 2 punti la Fiorentina ( con la quale firma due pareggi ), e di tre punti lo stesso Milan. Tutti si aspettano la finale con l’ Inter, ma a sorpresa la sera del 29 giugno 1976 ( sempre alll’ Olimpico di Roma ), l’ avversario di turno è il Verona di Ferruccio Valcareggi che in extremis, battendola nell’ ultima gara per 2 -0, conquista la finale a spese della stessa Inter per differenza – reti ( altra formula per noi più corretta rispetto a quella attuale in base agli scontri diretti ). A Roma questa è la squadra che scende in campo : Carmignani, Bruscolotti, La Palma, Burgnich, Vavassori, Orlandini. Massa, Juliano, Savoldi, Esposito e Braglia. Il Verona in pratica svolge il ruolo di vittima sacrificale, chiudendosi in difesa nella speranza di ripartire in contropiede. Il Napoli cozza contro il muro gialloblu sino ad un quarto d’ ora dal termine, quando una sfortunata autorete su un innocuo tiro di Esposito da parte del portiere Ginulfi, da il ” là ” ad un quarto dì ora d’ inferno per i veneti. Al 77° raddoppia Braglia, poi si scatena Beppe – gol, che realizza addirittura una doppietta al 79° ed all’ 86esimo, per un fragorosissimo 4 -0 conclusivo. Nella magica notte romana, è Franco Carraro a consegnare la coppa a Totonno Juliano, in assenza del Pres. Leone, mentre in uno stadio pressoché tutto azzurro, risuonavano le eterne note di ” Oj vita, oj vita mia…”


Alla guida del Napoli c’è finalmente un napoletano d.o.c., alias Gianni Di Marzio da mergellina. La squadra non è più ai vertici del calcio italiano, ma è ben presente nelle posizioni di immediato rincalzo. Scoppiettante risulta essere il turno eliminatorio, con 4 successi su 4. Cadono come birilli sotto i colpi degli azzurri Catanzaro ( 2 -0 ) ed Avellino ( 4 -0 ) in casa, Palermo ( 3 -2 ) e Vicenza in trasferta. Nel girone finale gli azzurri se la devono vedere con la Juventus, il Milan e la sorpresa Taranto. I bianconeri sono decimati dalle numerose assenze a causa degli imminenti mondiali d’ Argentina, ed al San Paolo succede l’ imponderabile : il Napoli batte la Juve per 5 – 0 con 4 gol di Beppe Savoldi !. L’ avversario principe nella corsa alla finale è ancora una volta il Milan, superato soltanto per differenza – reti globale. Decisiva è la vittoria per 1 -0 conseguita al San Paolo contro i rossoneri con un gol nel finale di Beppe Savoldi. Stavolta è davvero l’ Inter l’ avversario per la conquista della terza coppa Italia, ma come sei anni prima con il Milan, anche l’ altra milanese ha la meglio sugli azzurri : l ‘ 8 giugno 1978 non basta ai ” nostri ” l’ iniziale gol di Rastelli al 6°. Altobelli al 18° e Bini ad un minuto dal termine, regalano la 2° coppa della storia al ” biscione “, alla fine di una gara deludente da entrambe le squadre. I nerazzurri però ci credono di più rispetto ai partenopei, ed alla fine ricevono il premio tanto desiderato. La magia della notte di due anni prima era purtroppo svanita…

  EMANUELE OROFINO

 

 

 

 

 

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